lunedì 15 agosto 2011

Shooting con Carlotta Bianco a San Michele - Noli -




Carlotta Bianco è una giovane e promettente pittrice di Torino. Sul suo sito potete vedere alcune sue opere. Se avete la possibilità andate a vedere una sua mostra, non ve ne pentirete. E' capitata l'occasione in questi giorni di organizzare una sessione fotografica un po' particolare in cui lei era sia pittrice che tela per le sue opere. Abbiamo individuato una bellissima location in cui eseguire lo shooting: la chiesa di San Michele su Capo Noli, in provincia di Savona.


















Qualche scatto dello shooting...







Un immenso ringrazimento a Claudia, Gianni, Riccardo per l'assistenza, l'aiuto e il supporto logistico. Un grazie particolare a Paco che ci ha allietato della sua presenza... Ma soprattutto un grandissimo grazie alla bravissima Carlotta!


mercoledì 10 agosto 2011

Le 5 app di fotografia che non possono mancare nel nostro iPhone


Partiamo da una premessa che sicuramente scatenerà l'inferno: non sono un fan dei prodotti della mela morsicata, sia per via del sistema troppo chiuso, sia per via di quel fastidiosissimo alone di elitarietà che li circonda. Detto questo, l'unico prodotto che ho comprato (e spesso maledico di averlo fatto) è l'iPhone.

L'ho preso unicamente per la sua versatilità nel campo della fotografia. Non è un telefono user-friendly nè tantomeno un piccolo computer, è quella via di mezzo che non sa né di carne né di pesce. Ma è di moda, fa figo e il fenomeno Apple ha creato una miriade di fanboys e di bimbominkia.

L'unico motivo per cui continuo ad utilizzare l'iPhone è per la sua versatilità fotografica. Non solo una discreta (per essere su un cellulare) lente e macchina fotografica, ma sopattutto per la vasta disponibilità di applicazioni dedicate alla fotografia. L'iPhone diventa così la macchinetta da portarci sempre dietro con una qualità discreta che ci permette di effettuare anche l'elaborazione.

Di seguito vi elenco le 5 app che non possono mancare sull'iPhone del piccolo fortografo:



Photoshop Express: Applicazione fondamentale per l'elaborazione delle immagini, permette di effettuare ritagli, raddrizzamenti, elaborazioni su toni, colori ed esposizione, ha una mini galleria di filtri. E' rapido nell'avvio e funziona egregiamente. App gratuita
Instagram: Applicazione simbolo del photo-sharing, assolutamente immancabile. Il sito ufficiale la descrive come "un’app per condividere la tua vita con gli amici, attraverso una serie di immagini. Scatta una foto, scegli un filtro per trasformarne l’aspetto e inviala a Facebook, Twitter o Flickr – è un gioco da ragazzi."  Ha una ricca galleria di filtri per modificare le nostre fotografie. App gratuira

Lo-Mob: La mia applicazione preferita. Ha 39 effetti lomo, retro, vintage, polaroid, bianco e nero con bordi e vignettatura. Permette di abilitare e disabilitare effetto / bordo / vignettatura / sfocatura e permette di mantiene le fotografie alla risoluzione originale (ritagli a parte). Costo: 1.59€

Hipstamatic: Sicuramente la più famosa ed utilizzata. ricca di opzioni, filtri, ma ha un grandissimo difetto che non me la fa amare particolarmente: non permette di utilizzare le fotografie che abbiamo scattato in precedenza, ma dobbiamo scattare direttamente dall'applicazione. Peccato, sarebbe stata perfetta. Costo: 1.59€

Camera+: L'ultima mia scoperta, tantissimi effetti, tra cui Lomo, Toy camera, Lo-Fi, Antique, So Emo, ecc... Permette di creare cornici e crop personalizzati. Anche qua molto comode le impostazioni di sharing delle immagini scattate o editate sui principali social network come Facebook, Flickr e Twitter. Costo: 1.59€

Qualche immagine scattata con queste applicazioni. Spesso sono editate con più interventi di applicazioni diverse. Di solito intervengo prima con photoshop express per i crop e le regolazioni dei liveli, per poi passare all'applicazione che daràil carattere alla fotografia. Come vedrete adoro le polaroid (sempre effettuato con Lo-Mob).























  Buoni scatti a tutti! ;)

lunedì 1 agosto 2011

Consigli per le letture: "Una vita leggermente fuori fuoco" - Robert Capa

Oggi vorrei consigliarvi un paio di letture da fare sotto l'ombrellone...

Innanzittutto il bellissimo "Leggermente fuori fuoco" di Capa. E' la edizione aggiornata del famoso "Slightly out of focus" di Robert Capa, pubblicato nel 1947 e accompagnato già allora da recensioni entusiastiche. Nel risvolto di copertina di quella prima edizione, l'autore aveva voluto che fosse riportata la dicitura: "di Robert Capa, con foto dell'autore", la stessa che avrebbe utilizzato anche in seguito per i suoi reportage. Tutti gli elementi che compongono questo libro sono diventati leggendari: il titolo, mutuato ironicamente dalle didascalie che avevano commentato la pubblicazione su Life delle sue straordinarie immagini dello sbarco in Normandia, rovinate in fase di sviluppo per l'eccitazione e la fretta di un tecnico di laboratorio; l'autobiografia romanzata, che alterna le vicende di fotoreporter nell'Europa della Seconda guerra mondiale con una storia d'amore travagliata ed intensa; l'autore stesso, morto pochi anni dopo in Indocina per lo scoppio di una mina. Nell'edizione del 1947 un'avvertenza di Capa suggeriva ai lettori in che modo considerare questo romanzo: "Visto che scrivere la verità è ovviamente tanto difficile, nell'interesse della verità stessa mi sono permesso ogni tanto di andare appena oltre, altre volte di fermarmi appena al di qua. Tutti gli avvenimenti e le persone descritte in questo libro sono accidentali e hanno qualche cosa a che fare con la verità". Preceduto da una introduzione del biografo di Capa Richard Whelan e accompagnato da una nota del fratello Cornell, il romanzo, tradotto da Piero Berengo Gardin, mantiene intatta a distanza di oltre 50 anni la sua freschezza e la sua ricchezza di episodi, trascinandoci nel vivo degli eventi della guerra in Europa attraverso il racconto, lo sguardo, la passione, l'ironia, lo spirito d'avventura, il coraggio di uno dei più grandi testimoni del secolo passato.

Questa è la copertina originale del 1947:



Altro consiglio spassionato è "Get the Picture: Una storia molto personale del fotogiornalismo " di John Morris.
Se non sapete chi è John Morris vi dico solo che è stato phot editor di Life durante la II guerra mondiale e assicurò la copertura dello sbarco in Normandia e la pubblicazione delle storiche foto di Robert Capa che documentarono i momenti cruciali dell’azione. Dopo il conflitto divenne photo editor del mensile Ladies' Home Journal, ma il fulcro della sua carriera è stata la direzione come redattore esecutivo della storica Agenzia Magnum, una cooperativa di fotografi fondata da a Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour e George Rodger. In seguito è stato redattore grafico del Washington Post e photo editor per il New York Times: nel 1969 sua fu l'organizzazione che permise a quest'ultimo la pubblicazione, in anteprima assoluta, del supplemento contenente le prime immagini scattate sul suolo lunare durante la missione dell'Apollo 11. Dal 1983 è corrispondente del National Geographic a Parigi. Quindi non una pippa...

Il suo "Get the Picture: Una storia molto personale del fotogiornalismo "  è una sorta di diario in cui racconta aneddoti del suo lavoro e della sua vita.


  

L'autore inizia il suo racconto in questo modo: "Sono un giornalista, ma non un reporter né un fotografo. Sono un photo editor. Ho lavorato con i fotografi, alcuni famosi e altri sconosciuti, per oltre cinquant'anni. Ho assegnato loro degli incarichi, a volte solo con pochi suggerimenti occasionali, altre con istruzioni dettagliate, ma la sfida è ogni volta la stessa: get the picture, procurati la foto. I fotografi sono i più avventurosi tra i giornalisti. Devono esserlo. A differenza di un reporter, che può mettere insieme una storia mantenendo una certa distanza, il fotografo deve essere sul luogo dove si svolge l'azione, qualsiasi pericolo o disagio comporti. Con un teleobiettivo può avvicinare il soggetto, ma niente deve frapporsi tra lui e la realtà. Deve essere nel posto giusto al momento giusto. Nessuna postproduzione può salvarlo. Deve mostrare quello che è. Il suo editor sceglie tra le sue foto per raccontare i fatti com'erano - ma erano proprio così? Giusto o sbagliato che sia, è la foto ad avere l'ultima parola. Questo libro parla di professionisti dell'immagine, ma riguarda anche tutti noi che le immagini le consumiamo. È un libro che racconta una vita trascorsa in mezzo alle fotografie, con gli uomini e le donne che le hanno scattate. Inevitabilmente, è anche la mia visione del tutto personale dei nostri tempi."

Ora vive a Parigi in un’ex fabbrica di forme per scarpe trasformata in loft. L’unica foto alle pareti ritrae un operaio sulla Tour Eiffel, che pare danzare con un pennello in mano. Ironica didascalia: “Morris a 20 anni”. Altri 230 scatti ricevuti in dono da amici sono stati venduti per far fronte a una pensione striminzita. Così vive solo dei suoi ricordi. Fissati in un libro che ora esce in Italia per la casa editrice Contrasto.

Un memoir prezioso, perché di solito le avventure del fotogiornalismo sono affidate alla tradizione orale. Mentre invece l’autore annota i retroscena di ogni scatto divenuto icona della storia del secolo scorso, dallo sbarco in Normandia alla Guerra del Golfo. Limite dell’edizione italiana: la mancanza di un indice analitico che consentirebbe di trovare spediti vicende e personaggi.