martedì 28 febbraio 2012

Apericorso fotografico Livello Base - Ottava edizione - dal 17 aprile 2012 a Torino

Apericorso fotografico Livello Base - Ottava edizione -


Dopo il successo delle precedenti edizioni, il DP Studio - Fotografie d'autore, con la collaborazione del CH4 Sporting Club e di Reflex Top Linea, organizza un nuovo Apericorso di Fotografia di base, l'unico corso di fotografia preceduto da un ricco aperitivo!
E' un corso base di fotografia digitale tenuto da Marco Donatiello e si svolgerà presso il CH4 Sporting Club.

Periodo: dal 17 aprile al 05 giugno 2012
Orario: inizio aperitivo ore 19.30, corso ore 21.00 - 23.00

Calendario incontri:

    martedì 17/04/2012: introduzione al corso e tecnica fotografica
    martedì 24/04/2012: tecnica fotografica e immagine digitale
    martedì 08/05/2012: composizione fotografica
    martedì 15/05/2012: i generi fotografici
    martedì 22/05/2012: editing
    domenica 27/05/2012: uscita fotografica
    martedì 29/05/2012: analisi del lavoro svolto
    martedì 05/06/2012: mostra fotografica delle opere degli allievi

Durante le lezioni ci saranno alcuni momenti di esercitazione pratica seguiti dal docente e con l'allestimento di un set fotografico per mettere in pratica le nozioni teoriche.

Quota, comprensiva di aperitivi e corso: 120€ (+ 10€ tessera annuale CH4 Sporting Club)


Info e iscrizioni:
Marco Donatiello - DP Studio fotografico - Strada del portone, 31 - Torino
339/59.28.757
Email: iscrizioni@apericorso.com
Sito: www.apericorso.com - www.marcodonatiello.com

Corso di Lightroom a Torino dal 12 marzo 2012!

Corso di Lightroom a Torino dal 12 marzo 2012




Il GF La Mole in collaborazione con La Mole Academy e con il DP Studio - fotografie d'autore organizza un corso di Lightroom a Torino dal 12 marzo al 2 aprile 2012.
Si tratta di un corso completo per la corretta gestione del flusso di lavoro: dall'importazione all'esportazione passando per la catalogazione e lo sviluppo dell'immagine.
Durata:
4 incontri di 2 ore

Costo:
100€ (80€ per i soci del GF La Mole)

Sede del corso:
Via Aquila, 21 a Torino

Info e iscrizioni:
Marco Donatiello 339/59.28.757
Riccardo Rebora 339/24.36.105
www.gflamole.it
info@gflamole.it
www.marcodonatiello.com

lunedì 27 febbraio 2012

"Dietro le quinte del fotogiornalismo" documentario di Ruben Salvadori

E' da qualche tempo che voglio parlarvi di questo documentario:


Il nocciolo del discorso che il bravissimo Ruben Salvadori ha evidenziato è il seguente: la presenza del fotografo influisce sempre e comunque l'azione, sia solo per il suo effettivo essere sulla scena, sia per l'attrezzatura che porta addosso (maschera antigas, almeno due fotocamere, elmetto, ecc...) il che trasforma la situazione in un vero e proprio set, in uno show, in cui il fotografo stesso diventa a suo malgrado un attore.
Ruben si è chiesto il perché di questa situazione e giunge ad una conclusione che, ahimè, conosciamo tutti noi che ci occupiano di reportage: il mercato fotografico richiede fotografie d'effetto, drammatiche, intense e se la situazione non ha queste carattarestiche, il fotogiornalista è costretto a crearle. In questo modo si rompe il tabù del fotografo invisibile che non deve influenzare la scena che riprende, che è il cardine di tutta la fotografia di reportage.

Questo documentario sul dietro le quinte del fotogrionalismo mi ha riportato alla mente una celebre immagine  che ha vinto qualche anno fa il premio International News Image al Swedish Picture of the Year Awards e che ha fanto tanto discutere per come è stata scattata. Ritrae il cadavere della quindicenne Fabienne Cherisma, uccisa dalla polizia dopo aver compiuto un piccolo furto, una settimana dopo il terremoto di Haiti.


Questa fotografia di Paul Hansen è un'immagine di sicuro impatto, ma la seconda fotografia che vi faccio ora vedere ritrae la stessa scena dal dietro le quinte...


In molti forum si discuteva se questo era un triste aspetto del mestiere del fotogiornalista oppure se, pur di ottenere un'immagine d'effetto, si diventa degli avvoltoi. Non voglio entrare nel merito per non scatenare un nuovo vespaio sul diritto di cronaca...

Se volete approfondire questo affascinante ma complesso argomento vi consiglio di leggere il bellissimo libro di Ferdinando Scianna "Etica e fotogiornalismo" e di soffermarvi a pag. 27 dove l'autore racconta un aneddoto accuaduto a Marc Riboud: era in Bangladesh nel 1972 per documentare i disordini rivoluzionari, ad un certo punto si accorse che la presenza di alcuni fotogiornalisti intervenuti durante all’arresto di due persone spinse i soldati indiani a “picchiare ferocemente” gli arrestati, Marc va a cercare un colonello suo conoscente per convincerlo a far smettere il massacro, purtroppo non lo trovò e quando torna sulla scena i due erano già stati uccisi. Due dei fotografi che erano presenti vinsero il premio Pulitzer proprio con le fotografie fotografie di quel linciaggio.

lunedì 20 febbraio 2012

Consigli per le letture invernali: Reza - "Il mestiere del fotografo"

Ho sempre amato le fotografie di Reza, fotografo iraniano dotato di una sensibilità unica. Quando ho visto in libreria questo suo libro dal titolo: "Il mestiere del fotografo" (edito da Contrasto) non ho resistito e l'ho acquistato subito, senza neanche pensarci.


E' il classico libro che non può mancare nella libreria di un fotografo amante del reportage, un piccolo gioiello da leggere e rileggere, per scoprire quello che c'è dietro al mestiere più bello del mondo: quello del  fotografo.
In questo libro, Reza ha scelto e commentato 150 tra le sue immagini più emblematiche per raccontare il suo mestiere, quello di fotografo e giornalista, fatto di una continua esplorazione visiva, di scelte tecniche e etiche, di esperienza e intuizione.

“Il mestiere del fotogiornalista permette spesso un rapporto ineffabile, intimo, puramente intuitivo, con gli eventi e i pericoli. Le situazioni straordinarie in cui si viene a trovare il testimone, acuiscono un sesto senso inconsapevole che gli permette di evitare il pericolo. Alcuni lo chiamano destino.”

La carriera di Reza, fotografo di origine iraniana, è caratterizzata da un costante impegno visivo, intellettuale e umano, per comprendere e interpretare la realtà. In oltre trent’anni di lavoro ha percorso il mondo per le grandi testate internazionali (National Geographic, Time Megazine, Stern e Paris Mach) e dal Bosforo alla Grande Muraglia cinese, dalla Camargue al Caucaso passando per gli USA, ha saputo catturare la luce, gli sguardi, la memoria dei luoghi conosciuti e dei popoli incontrati. Maestro delle ombre e dei colori, predilige le inquadrature sobrie ma dense di significato che possano testimoniare l’umanità, la sua fede e il suo coraggio.

Reza nato nell’Iran dello Scià, all’età di sedici anni, viene arrestato, per la prima volta, per aver pubblicato il giornale del suo liceo dal titolo Parvaz (Il Volo). Qualche tempo dopo, appena ventenne, per le sue immagini viene torturato dalla polizia segreta e imprigionato per altri tre anni. Tornato in libertà, riprende subito confidenza con la macchina fotografica e con i suoi studi di Architettura, ma dopo la rivoluzione islamica è costretto all’esilio per aver denunciato gli abusi compiuti dal regime. Collaboratore assiduo di National Geographic dal 1991, è anche il fondatore di Aina, un’associazione che intende favorire la formazione professionale dei media afgani nel campo dell’educazione, dell’informazione e della comunicazione. Reza oggi dedica il suo tempo al lavoro umanitario e al reportage fotografico.

mercoledì 8 febbraio 2012

Behind the photo #1 - IT -


Questa mia vecchia immagine è una delle mie fotografie preferite di sempre.
L'ho scattata a maggio 2005 durante un servizio per la documentazione dell'inaugurazione di villa Grock, abitazione del noto clown svizzero.
Mi hanno sempre detto che è molto ambigua: molti la trovano una foto solare, allegra, in pieno spirito circense, mentre altri, forse la maggioranza, la reputano una fotografia molto inquietante, credo per colpa (o merito...) del famoso libro di Stephen King "IT".

Sicuramente la ripresa del soggetto effettuata dall'alto e del trucco sugli occhi rendono un po' particolare questo ritratto. Il clown era seduto per terra e stava parlando con un bambino e dopo un po' di minuti (e di scatti, è fondamentale saper aspettare) ecco l'espressione magica che mi ha catturato... è stato un attimo, una frazione di secondo... click... ed è nata questa fotografia.

venerdì 3 febbraio 2012

Perchè fotografo?

Ieri un mio allievo mi ha rivolto una domanda molto interessante: "Perché fotografi?"

Sembra un quesito banale, ma in realtà non è stato facilissimo rispondere, ma provo a farlo anche qui.
Dietro alle mie fotografie, ai miei lavori c'è la voglia di raccontare delle storie, di dare voce a persone, a situazioni che difficilmente emergerebbero, infatti le realtà che vado a documentare sono spesso molto borderline: sono culture, modi di vivere non convenzionali, che non sono riconosciuti come "normali".

Il nocciolo della questione è sicuramente la curiosità che domina la mia vita fin da bambino. Sono sempre stato curiosissimo, ho sempre approfondito tutti gli argomenti che mi hanno colpito, sia a scuola, che nelle mie passioni che nella mia quotidianità. Essere cuirosi è fondamentale per il fotografo (Leonardo Da Vinci diceva a tal proposito che "La curiosità è madre della scienza"...), senza di essa non sarei spinto a ricercare situazioni, soggetti da riprendere.

La genesi di un mio lavoro è sempre la stessa: vengo a conoscenza di una situazione che mi colpiscono (da giornali, da blog, dalla televisione, insomma, ho le mie "fonti") e cerco di approfondire il più possibile, andando a documentarmi su testi, interviste, video o altri reportage fotografici sull'argomento.

Provo poi ad elaborare un progetto fotografico ben preciso e mi metto in contatto con i soggetti. Solo dopo aver condiviso con loro il mio pensiero, la mia idea di reportage passo alla documentazione fotografica vera e propria.

Come vedete la parte dedicata allo shooting è temporalmente molto ridotta rispetto alle fasi preparatorie, a volte dietro a poche giornate di scatto ci sono molti mesi di preparazione, di studio e di documentazione. Credo che arrivare pronti, preparati al servizio che devo effettuare sia fondamentale per la buona riuscita dello stesso.

Tengo un piccolo quadernetto (sono molto attaccato a carta e penna, sono un feticista della scrittura a mano) che mi porto sempre dietro dove mi appunto idee, frasi, progetti. Credo che sia la chiave del mio modo di lavorare: a volte mi faccio un appunto e poi resta lì dei mesi, degli anni fino a quando non scatta qualcosa in me che lo fa riemergere e mi metto in moto per la documentazione. Probabilemente se non l'avessi scritto, l'avrei dimenticato e non avrei realizzato quel determinato lavoro.