mercoledì 24 luglio 2013

L'Aquila - quattro anni dopo

Sono tornato da poche ore dal campo di Mediattivismo de L'Aquila, organizzato da Libera. Il campo è stato studiato per raccontare la situazione del capoluogo abruzzese 4 anni dopo il sisma.
L'Aquila è rimasta uguale dopo quel terribile 6 aprile 2009. Anzi no. La situazione è addirittura peggiorata. Alla distruzione si è aggiunto l'abbandono. La zona rossa è abbandonata a se stessa, così come i vari paesi del circondario. Non c'è stata opera di ricostruzione, se non dei complessi del progetto C.A.S.E.
Il giornalismo, in questi ultimi vent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, non ha raccontato tutto quello che è accaduto. E nella storia del nostro Paese sono state tante le pagine buie, sconosciute, confuse che  il mondo di mass media non ha contribuito a chiarire. Un buco dell’informazione che ha toccato direttamente anche l’Abruzzo e L’Aquila. La notte del 6 aprile del 2009, una scossa di terremoto di magnitudo 6.3 ha distrutto la città e provocato 308 morti, sventrando case, inghiottendo  attività commerciali e interi paesini. Sotto le macerie sono rimaste anche la libertà d’informazione, i diritti e la democrazia degli aquilani. Al campo di mediattivismo Angelo Venti, il giornalista e responsabile di Libera L’Aquila, Cristina Iovenitti volontaria dell’associazione e Sergio Rotellini della Polisportiva Paganica Rugby hanno raccontato la gestione dell’emergenza post-sisma.
”Sin dai primi giorni – spiega Venti – ci accorgemmo che c’era un coordinamento insolito dell’ordine pubblico, una militarizzazione,  in un primo tempo regolare, che anziché allentarsi come accade solitamente, si intensificava. Questa scelta portava soprattutto a limitare, anzi bloccare, la circolazione delle informazioni, soprattutto nelle tendopoli gestite come tutta l’emergenza, dalla Protezione Civile”. Le inchieste di Angelo Venti puntarono subito il dito sulla sospensione della democrazia e mesi dopo, saranno le indagini della magistratura a restituirci con chiarezza il “sistema da manuale” che venne applicato dai vertici della Protezione Civile, successivamente coinvolti in procedimenti giudiziari, cui il Governo affidò la guida diretta del post-sisma. Appalti e comitati d’affari: a pagarne il prezzo saranno i cittadini.
“Organizzare la gente per reagire a questa palese violazione dei nostri diritti, alla disgregazione sociale messa in atto, ai progetti di costruzione di case provvisorie (C.A.S.E. e MAP) lontane dal centro storico, lo svuotamento de L’Aquila. Questo è quello che abbiamo provato a fare in questi lunghi quattro anni – racconta Venti –  mentre la maggior parte dell’informazione nazionale restava a guardare, immobile, senza spiegare, anzi  diventando cassa di risonanza di questo  ”esperimento” di gestione delle emergenze. Fonte
Oggi, a quattro anni di distanza, 22.120 persone non possono ancora tornare nelle proprie case. Di questi, 15.266 vivono negli alloggi temporanei costruiti dallo Stato, 6.595 hanno trovato una sistemazione in autonomia (con un contributo economico statale), 143 vivono ancora in alberghi e strutture ricettive, mentre 116 sono ospitate nelle caserme.
Ho trascorso 4 giorni al campo, organizzando e tenendo un laboratorio fotografico per i ragazzi che stanno approfondendo la tematica del mediattivismo. Con loro abbiamo discusso del ruolo del fotografo nell'informazione e di come realizzare una documentazione fotografica efficace. Abbiamo parlato di come impostare un reportage e di come editarlo, effettuando una selezione ragionata degli scatti. Ma abbiamo soprattutto agito sul campo, andando a documentare, macchina fotografica alla mano, la tragica realtà aquilana. 
Vorrei ringraziare tutti i ragazzi che in questi giorni con grande passione hanno seguito i laboratori del campo. Saranno i nostri occhi e le nostre orecchie per il futuro.



































giovedì 4 luglio 2013

Reportage sull'Infiorata di Via Carducci ad Imperia

L'infiorata di Via Carducci è una tradizione della mia città natale che mi ha sempre affascinato. Quest'anno sono riuscito a seguire tutti i preparativi e la processione finale. Sono stati 4 giorni full immersion in fotografie tra petali e fondi di caffè (la bratta). Ho ancora il naso pieno dei profumi e la menta invasa dai colori dei fiori.

Un po' di storia di questa manifestazione, oggi arrivata alla 25° edizione.
L’infiorata di Via Carducci rinasce in occasione del Corpus Domini del 1988 quando alle ore 9 del mattino della festa del Corpus Domini, 2 ore prima che la processione uscisse dalla chiesa per snodarsi attraverso le vie cittadine, un signore vestito di azzurro si presenta davanti al portone nel quale è stato eretto l’altare. 

Ha con sé tre sacchetti di plastica li posa per terra ed inizia ad estrarne dei petali di fiori con i quali traccia sul selciato alcune figure: Un calice, un’ostia, un cuore insanguinato, la scritta IHS. 

E’ bene però ricordare che la stessa Via nella storia ha sempre avuto un posto particolare durante tale festività in quanto la processione faceva una sosta all’allora civico 8 nero nel cui portone era allestito un altare e durante la sosta veniva impartita la benedizione ai partecipanti. 

Davanti all’altare veniva steso un tappeto di petali di fiori con alcuni disegni e le bambine che avevano fatto la prima comunione precedevano l’ostensorio con cestini pieni di petali e li spargevano a terra per il passaggio del Corpo di Cristo. Nei decenni successivi purtroppo tale usanza è andata scemando e per anni non si è più fatto nulla per animare quella processione che continuava, si, a fermarsi in via Carducci, ora al civico 42, ma senza nemmeno l’ombra di fiori sul percorso.

Dopo quell’occasione il nuovo seme è stato gettato ed ha avuto un anno per germogliare. Infatti l’anno successivo all’appropinquarsi della festività del Corpus Domini gli abitanti della via rammentano i disegni fatti l’anno precedente e incominciano ad interessarsi di cosa verrà disegnato quest’anno.

Già solamente dopo un anno l’uomo vestito di azzurro, Luigi, non è più solo. La Compagnia di Via Carducci è nata e Porto Maurizio ritrova la sua Infiorata.

Negli anni successivi il tappeto di fiori diventa sempre più grande sino a coprire tutta la carreggiata della strada con migliaia di petali tagliati, sminuzzati e fatti anche seccare coprendo rigorosamente la via e rappresentando quadri che sviluppano ogni anno un tema diverso ora personaggi del mondo ecclesiastico come papa Giovanni ecc, ora momenti noti delle parabole di Gesù Cristo.

La distesa di 10.000.000 di splenditi petali di fiori, sia freschi che secchi, è ormai arrivata ad essere di 120 metri di lunghezza per oltre 4 metri di larghezza con una superficie globale di circa 500,00 metri quadrati.

Ma dietro all’infiorata c’è un lungo e faticoso lavoro che richiede diversi mesi di preparazione. Si inizia con la scelta del tema cui dedicare i quadri.

Normalmente, se compatibile con l’iconografia, si adotta il tema cui è dedicato l’anno liturgico come ad esempio l’anno del rosario, l’anno della Famiglia, il Giubileo del 2000 e l’anno della Pace. Coloro che sono abili a disegnare si dedicano alla scelta della storia che verrà rappresentata sotto forma di singoli quadri e preparano i bozzetti dei disegni. Della storia viene fatta partecipe tutta la compagnia affinché il lavoro possa essere condiviso da tutti i soci.

Il percorso è costituito da quadri descrittivi intercalati da altri normalmente con disegno geometrico. Nell’embrione l’infiorata è fatta. 

Ora bisogna realizzarla concretamente. Il reperimento dei fiori e degli altri materiali è l’attività più lunga e laboriosa dell’intero lavoro, ma ha il vantaggio di poter coinvolgere intorno all’esecuzione di un "quadro" un gran numero di persone, perché non richiede particolari doti artistiche, ma solo una buona dose di pazienza. 

Si parte perciò andando, nei lunghi pomeriggi primaverili, nelle serre messe a disposizione dai floricoltori per la raccolta dei fiori. 

Ne vengono raccolti di ogni tipo: rose, gerani, garofani, gerbere, calendule, agapanti e tanti altri, le cui sfumature basterebbero a formare una tavolozza completa di colori con ogni gradazione e tonalità. 

Accanto ai fiori vengono utilizzate anche le foglie che forniscono diverse tonalità di verde. Iniziano le lunghe sere passate insieme a scegliere i fiori, dividerli per tonalità di colore, "spetalarli" dalle corolle, triturarne i petali più grossi e si procede poi ad imballarli, ad essiccarli; vi sono fiori infatti che conservano le loro qualità cromatiche e possono essere raccolti per primi mentre quelli non essiccati sono portati nei frigoriferi che sempre i floricoltori ci mettono a disposizione.

Nel frattempo si realizzano quadri su carta nella dimensione originale. Vengono scelti i colori delle singole figure in base ai fiori disponibili.

L’infiorata vera e propria inizia alla vigilia del Corpus Domini, il sabato, con la disposizione dei quadri di carta lungo la via con vicine le relative scatole di petali colorati e l’inizio della sistemazione degli stessi. 

Tale lavoro continua sino a tarda sera e durante la notte c’è chi sorveglia il lavoro svolto. Prima delle cinque del mattino successivo tutti pronti all’opera per continuare e concludere il lavoro anteriormente al passaggio della processione. Bisogna anche predisporre l’altare dal quale sarà impartita la benedizione.

C’è lavoro per tutti per chi dispone i fiori sui facsimile in carta, per chi porta i cartoni con i petali a chi ne ha bisogno, per chi deve bagnare i petali per evitare che , in presenza di vento, si sollevino scompigliando tutto il disegno. 

Quando tutto è pronto, l’infiorata è terminata, si sentono le campane suonare annunciando l’uscita  della processione. La trepidazione dell’attesa aumenta sino a quando all’inizio della via appaiono i componenti delle Confraternite e finalmente il Parroco con l’ostensorio che sale lungo la via camminando sul tappeto di fiori, arriva all’altare, impartisce la benedizione e poi dopo una breve omelia la processione riprende il suo cammino verso la cattedrale. 

L’impegno della Compagnia è quasi finito. I quadri restano sino alla sera nella via in visione e poi vengono distrutti, letteralmente spazzati via. 

La soddisfazione e’ davvero grande. E da domani si parlerà già della prossima infiorata.

Ma la Compagnia non si limita a questo e si diversificano le attività svolte. 

Ogni festa religiosa nelle zone del quartiere limitrofe alla via è occasione per correre ad abbellirla con disegni di fiori o ghirlande o corone o con ogni altro oggetto, rigorosamente costruito con le mani dai nostri soci, possa servire allo scopo. 

Ci si riferisce alla festa di San Pietro, che fa nascere una splendida collaborazione con la Confraternita, alla festa parrocchiale di San Maurizio in sincronia con il Comitato per i festeggiamenti di San Maurizio, alla festa patronale di San Leonardo con decorazioni floreali alla casa natale, alla distribuzione gratuita di dolci e cioccolata, fatta qualche giorno prima di natale davanti alla sede della circoscrizione, alla realizzazione del presepe nella sede della II Circoscrizione che resta aperto al pubblico da Natale sino alla prima domenica dopo l’Epifania con oltre tremila visitatori tanto da diventare, insieme all’infiorata l’appuntamento che richiede più risorse alla Compagnia.

La compagnia oltre a dedicare il suo tempo alla città partecipa a diversi concorsi nazionali delle Infiorate d’Italia a Poggio Moiano, a Pietra Ligure, a Villanova d’Asti, ecc. 

Un grazie infinito a Luigi e a tutta la Compagnia per avermi sopportato, delucidato e aiutato in quelle giornate frenetiche e che mi hanno permesso di realizzare un progetto a cui pensavo da tempo.