lunedì 24 agosto 2015

Corviale regna x sempre

Questo non vuole essere un vero e proprio reportage su Corviale, ma si tratta di un lavoro documentale con una forte impronta architettonica che non prevede l'inserimento di nessun soggetto umano. Corviale è molto popoloso, ospita circa 6000 persone, ma io ho voluto raccontarlo senza fotografare nessuno, perché se il "Serpentone" è una contraddizione, anche il mio lavoro deve ricalcare questa caratteristica.






















Wikipedia a riguardo di Corviale scrive:
Corviale, o più correttamente "Nuovo Corviale" (il "Serpentone" per i romani), è un edificio sito in Roma, nei pressi della via Portuense, lungo la via Poggio Verde. Prende il nome dalla zona sulla quale è stato costruito, nel suburbio Gianicolense.
Di proprietà dell'Istituto Autonomo Case Popolari, tra le più controverse opere architettoniche realizzate nell'Italia post-bellica, è stato progettato nel 1972 da un team di architetti coordinati da Mario Fiorentino e composto da Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Giulio Sterbini e Michele Valori.

Doveva rappresentare un modello di sviluppo abitativo in netto distacco dallo sviluppo urbanistico di Roma iniziato negli anni sessanta con il boom edilizio (chiamato anche "sacco di Roma") che si tradusse nella nascita di interi quartieri completamente privi di servizi, chiamati "quartieri dormitorio".

I lavori, affidati ad un'unica impresa edile, si arrestarono per il fallimento della stessa impresa quando solo la parte residenziale era stata ultimata. Le prime abitazioni furono consegnate nell'ottobre 1982, ma già qualche mese dopo avvennero le prime occupazioni abusive da parte di circa settecento famiglie, che continuarono per tutti gli anni '80 e '90. Costituito da due stecche, una verticale ed una più piccola e bassa orizzontale, conta un totale di 1200 appartamenti.

Anni di occupazione e totale abbandono hanno ridotto l'edificio in condizioni di degrado e fatiscenza, anche se nel 2009 è diventato oggetto di un tentativo di riqualificazione che interessa pure il territorio circostante.

La parte centrale, o "spina servizi", che si trova tra le due stecche, è stata completata e accoglie alcuni uffici del Municipio XV, un centro per il disagio mentale della ASL Roma D, il Gruppo XV dei Vigili urbani, un centro culturale e artistico "Il Mitreo" e un farmer market. Inoltre, negli spazi della spina centrale hanno trovato sede un gruppo di artigiani sfrattati dalle botteghe del centro storico.

All'interno del palazzo sono presenti l'incubatore d'impresa del Comune di Roma, un ambulatorio ASL, un centro anziani, un supermercato, varie cooperative e attività sociali e imprenditoriali.

Poco distante dal terminale della seconda stecca, sul luogo dove sorgeva un'area verde, è stato completato il centro commerciale "Casetta Mattei", già presente nel progetto originale.

La sua morfologia si deve alle architetture monumentali di Roma ed è sbagliato il riferimento con i progetti di Le Corbusier per l'Unitè d'habitation di Marsiglia e di Berlino.

È formato da due palazzi lunghi un chilometro per nove piani di altezza (stecche), uno in fronte all'altro, con all'interno ballatoi lunghissimi, cortili e spazi comuni, e da un altro edificio lineare più piccolo che orizzontalmente si unisce al primo edificio tramite un ponte.

All'interno dei cortili si trova, per tutta la lunghezza, un'altra fila di abitazioni ("case basse") di due o tre piani che si affacciano sui cortili e sulla campagna retrostante. È interamente costituito di setti in cemento armato. Ospita ben 1200 appartamenti di diverse dimensioni, più una innumerevole serie di abitazioni sorte abusivamente negli spazi comuni e in quella che doveva essere una galleria dei negozi al 4º piano.

Nel progetto iniziale il palazzo era diviso in sei lotti: ognuno doveva essere dotato di sala condominiale per le attività comuni. Inoltre, erano previsti una sala per le riunioni, un anfiteatro all'aperto (realizzato), scuole, laboratori artigianali e un piano, il quarto, dedicato agli esercizi commerciali.
Nel febbraio 2009 il Comune di Roma ha indetto un concorso per la riqualificazione dell'edificio. A vincere è stato il gruppo di progettazione coordinato dall'architetto Guendalina Salimei, che ha proposto un cambio d'uso dei locali del piano libero dell'edificio che, nel mai realizzato progetto di Fiorentino, doveva diventare un luogo di aggregazione, con l'inserimento di verde e servizi di interesse comune (asilo, biblioteca, negozi) per fare del lungo "ballatoio" un elemento di interruzione positiva nella vita dei residenti.